GUINEA: ASSEMBLEE NAZIONALI, UN DIVERSIVO DEL COLONNELLO

By 30 Marzo 2022News

Martedì 22 marzo 2022 sono state avviate le cosiddette Sedute Nazionali che per sei settimane saranno svolte su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di riunire le forze della nazione; già al loro avvio però sono state ampiamente criticate dalla maggior parte dei partiti politici e dalla società civile che temono siano solo una manovra diversiva del colonnello Mamadi Dioumbouya , presidente della Transizione.

Abbiamo assistito alle “Consultazioni nazionali” nel settembre 2021, al “giro di concertazioni” del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) iniziato anch’esso a marzo ed ora le sedute nazionali su tutto il territorio; tante iniziative che non convincono la maggior parte dell’opinione guineana che comincia a pensare che servano solo a guadagnare del tempo e prolungare così la transizione.

Ecco quindi la decisione di oltre 61 partiti politici e della società civile di non partecipare a quella che il Fronte Nazionale per la difesa della Costituzione considera solo una sceneggiata.

Dopo quasi sette mesi alla testa del paese con il colpo di stato del 5 settembre, il colonnello ha scelto per altro, fatto ancor più grave, di non affrontare le questioni essenziali della transizione: un cronogramma della transizione con il calendario delle elezioni, l’apertura di un quadro di dialogo inclusivo con partiti politici, società civile e forze vive della Nazione, la pubblicazione dell’elenco dei membri che compongono il Consiglio nazionale per la ripresa e lo sviluppo (CNRD).

Ricordo che l’unico ruolo che dovrebbe avere un governo di transizione è quello di gestire le questioni urgenti e improrogabili per la vita del paese e di organizzare in tempi consoni elezioni democratiche e inclusive per riportare il paese all’ordine costituzionale.

Questo governo invece sceglie di affrontare temi di secondaria importanza come il recupero dei presunti beni dello stato senza peraltro ricorrere a normali procedure giudiziarie.

Non si può comprendere che si pensi di organizzare delle sedute nazionali senza costituire un comitato di indirizzo inclusivo, senza identificare tutte le vittime del mal governo di Alpha Conde e senza l’elaborazione di Termini di Riferimento (TDR) che sono “insieme di elementi contenuti in un documento contrattuale in vista dello svolgimento di un’attività”.

Se davvero le sedute nazionali fossero state indette per includere e non come manovra elusiva per perdere tempo, sarebbe stato necessario declinarne i termini di riferimento, gli obiettivi, le missioni, gli attori, le attività e la durata dell’evento, dovrebbe palesarsi l’impegno delle autorità a creare, a lungo termine, una commissione di conciliazione con la composizione e il mandato definiti in un modo consensuale.

Ma ripeto ancora che la missione della transizione, perché di questo si tratta, è chiarire l’attualità e organizzare le elezioni e non perdere tempo lasciando il paese in un limbo pericoloso.

All’indomani della presa del potere da parte del colonnello Mamadi Dioumbouya l’intera Guinea era scesa in piazza a festeggiare piena di speranza e tutti noi lo avevamo sostenuto con tutte le nostre forze perché il suo primo discorso era coerente e rifletteva le aspirazioni di tutto il popolo della Guinea ma purtroppo ancora una volta la storia sembra ripetersi.

La Conferenza dei Capi di Stato della CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale), riunitasi venerdì 25 marzo 2022, ha dato un ultimatum di un mese al colonnello Mamadi Doumbouya per trovare una soluzione alle seguenti tre richieste:

– DEFINIRE un calendario accettabile per la transizione entro e non oltre il 25 aprile 2022. Decorso tale termine, entreranno immediatamente in vigore le sanzioni economiche e finanziarie che faranno soffrire ancora il popolo guineano;

– RAFFORZARE l’inclusività e il dialogo con gli attori politici e la società civile nella gestione della transizione al fine di ridurre le tensioni nel paese e garantire una transizione pacifica;

– RISPETTARE le disposizioni legislative e regolamentari nel processo di recupero dei presunti beni demaniali.

Concludo sottolineando che le persone che tanto hanno sofferto e continuano a soffrire potranno cominciare davvero a credere al cambiamento se vedranno che le parole pronunciate dal colonnello Mamadi Doumbouya si tradurranno in fatti concreti e che atti come la demolizione della residenza del presidente Cellou Dalein Diallo il 26 marzo ad opera dei militari non debbano più succedere.

 

Diallo Boubacar Babagallé

Mediatore Interculturale