Molti di loro non se ne vanno in Francia, in Spagna o in altri Paesi europei: restano.
Una volta ricevuta la notizia che mai otterranno i documenti per rimanersene in Italia (il 75-80% dei richiedenti protezione vedrà respinta la propria domanda), decidono, semplicemente, di diventare invisibili, di confondersi tra la massa, di vivere nella clandestinità.
Il nuovo decreto legge, quel decreto sicurezza fonte di vanto per il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, non ha di certo risolto il problema “immigrazione”.
Se da un lato ha fatto sì che gli sbarchi sul suolo italiano diminuissero ancor di più (senza però guardare a monte al problema: viaggio migratorio, prigioni lager in Libia, morti nel Mediterraneo), dall’altro non ha fatto altro che aggravare la situazione da un punto di vista sociale. Limitando l’operato dei centri di accoglienza straordinaria e degli SPRAR, non solo dal punto di vista economico ma anche funzionale, ha di fatto peggiorato le condizioni dei richiedenti protezione internazionale.
Già prima era opinione comune che “questi dei barconi” se ne stessero tutto il giorno a spasso, al telefonino e, senza far nulla, si ritrovassero nelle loro tasche 35 euro al dì. Ora sarà ancora peggio. Nei CAS non è più obbligatorio l’insegnamento della lingua italiana, primo strumento questo per favorire l’integrazione, e le attività sono ormai limitate al solo vitto e alloggio. Niente corsi di formazione professionale quindi, niente inserimenti lavorativi, tirocini formativi e altre attività sinonimo di una buona accoglienza. Il nuovo decreto sicurezza ha cancellato tutto questo. Senza aggiungere nulla, nemmeno i tanto reclamizzati accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei migranti, per coloro che non hanno diritto, terminato l’iter burocratico, a ricevere lo status di rifugiato. Solo una piccola, esigua percentuale di coloro che non hanno diritto a rimanere sul territorio italiano, di coloro che ricevono il “foglio di via”, viene davvero rimpatriata. Tutti gli altri restano e vanno ad aggiungersi alle migliaia di clandestini già presenti nelle nostre città. Fermati all’ennesimo controllo da parte della polizia, portati in questura e rilasciati, dopo una notte, con un altro “foglio di via”.
Cosa potrebbero fare del resto? Nulla. Si ritrovano in un limbo, in una condizione d’impossibilità di agire, di fare. Sono fuggiti dai loro Paesi per differenti motivi e quindi mai e poi mai vi farebbero ritorno, salvo pochi casi (rimpatri volontari assistiti gestiti dallo OIM). Non hanno i documenti necessari per poter accedere a un lavoro regolare e quindi mettere da parte qualche soldo per poter prendere in affitto un piccolo appartamento, per poter, semplicemente e umanamente, vivere nella legalità.
Ed è così che coloro che non hanno conoscenze in atri Paesi, dove ritentare la fortuna, finiscono nel calderone degli invisibili, dei clandestini. Appartamenti fatiscenti dove condividere la propria stanza con altri “fantasmi”, lavori alla giornata, sottopagati e sfruttati, elemosina fuori dai centri commerciali, ai grandi parcheggi o, ancor peggio, lavoretti per la micro-criminalità e per la mafia nigeriana: questo il triste scenario che si presenta, uno scenario figlio del Trattato di Dublino, di un’Europa che ha pericolosamente virato a destra e di un’Italia la cui storia politica sta ormai diventando un inno all’odio, dove l’incutere timore è lo strumento primo di controllo.
Era solo una semplice riflessione…buona giornata.